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Accademia Albertina di Belle Arti di Torino

La Professoressa CLAUDIA FARINA presenta gli studenti:

Giacomo Pinton

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13. ARBOREO

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Materiali: travi di legno ad incastro, scultura alta 260 cm. Gli incastri tra le travi sono fissati tramite un tondino di legno.

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La ricerca dell’ artista è un tentativo di esprimere l’organicità propria delle forme naturali attraverso lo studio di forme geometriche, filiformi e arboree. Un “percorso” che nasce da una spilla che comincia a prendere forma grazie allo studio o forse ispirazione di un’opera dell’Architetto Michelucci ( quello della chiesa di San Giovanni Battista, la chiesa dell’autostrada vicino a Firenze, opera del 1961/1964 ).
Lavoro sulla capacità di trasformare le “suggestioni” di elementi naturali in un disegno architettonico. I pilastri rispondono alla necessità strutturale pur conservando l’originaria forma degli alberi.
La natura al servizio delle costruzioni e che possano durare  nel tempo. Una mescola a salvaguardia del nostro vituperato ambiente.

Claudia Vetrano

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14. RIVOLGERE

Materiali: metallo, plexiglas

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“Rivolgere” fa parte di una serie di sculture ispirate a sistemi di costrizione o di intrappolamento sia fisico che mentale. Dispositivi e espressioni di un meccanismo sociale che sì innescano senza preavviso.
In questo caso il “dispositivo” prende le sembianze di una scrivania ribaltata che da elemento familiare si fa ostacolo ( si fa barricata).
Una protezione resa inutile dalla trasparenza e resa minacciosa dai fori che imprigionano e ci tengono relegati in una realtà statica, asettica e sempre uguale a se stessa.
Come una parola che detta tante volte perde il suo significato.


Claudia nasce a Palermo nel 1995

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Michele Bazzano

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12. MI SONO PERSO

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Materiali: marmo e foglia d’ oro.

 

La ricerca di un luogo che esprima il nostro senso di appartenenza. Forse una casa, forse un ambiente di lavoro o forse solo la necessità di riappropriarci di quei valori che ci consentano di farci sentire considerati, farci sentire utili insomma.
Una traccia indelebile, una “poesia” scolpita che ci fa riflettere.
Questo testo scritto nel 2019 che ritroviamo inciso in questa stele di marmo vuole confermare l’appartenenza di ognuno di noi a questo “luogo”, che più che un luogo è uno stato d’animo che ricompare nella nostra memoria anche dopo tanto tempo che lo hai lasciato.

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